È innegabile come le immagini (foto e video) che vediamo online in siti web e social siano la parte più impattante della comunicazione di brand e professionisti. Le immagini hanno un potere grandissimo, a volte di cui non ci rendiamo conto, ma possono davvero fare la differenza nell’attirare o respingere il pubblico e quindi i possibili clienti. Come si creano dunque delle immagini che attraggono proprio il tuo cliente ideale?
A fare la differenza non è solo la qualità delle immagini (che già di per sé fa molto comunque), ma anche e soprattutto il contenuto e il messaggio emotivo delle foto stesse.
Di cosa sto parlando? Per spiegarmi meglio, ho deciso di creare questo caso studio in cui ti racconto di un particolare progetto fotografico scattato qualche tempo fa per una professionista che si occupa di career e leadership coarching, e che quindi non ha prodotti fisici da vendere, ma percorsi e corsi di formazione (=servizi).
Vendere servizi è molto diverso rispetto ai prodotti, soprattutto nelle modalità di acquisizione dei clienti e nei ragionamenti che essi fanno prima di decidere di acquistare, e serve che anche la comunicazione (visiva in questo caso) di servizi e soluzioni professionali sia curata in maniera specifica per supportare queste dinamiche.
In questo articolo ti parlerò proprio delle decisioni prese per le foto fatte a Martina Sconcerti, perché ci sono alcuni aspetti che ho analizzato per il suo branding fotografico che hanno portato a dalle scelte di rappresentazione che non sono affatto ovvie o banali.
I presupposti del branding fotografico
Nella fotografia di branding, quella fatta bene, che non sia solo una serie di ritratti posati più o meno carucci, ma che punti davvero a comunicare il brand e la personalità, si parla (e ti parlo) spesso di rappresentazione dei tuoi valori e del tuo carattere, di creare un immaginario attorno alla tua professionalità e di atmosfere dove far entrare il tuo cliente ideale…Tutto vero, giusto e importante!
Infatti non è solo una questione di “palette colori” aderente a quella del brand, che poi in realtà io non sono per nulla maniaca di questa cosa, anzi, cerco più che altro di creare materiale in linea, o che si accosti bene all’intero visual. Perché, diciamocielo, non tutti stanno bene con la maglietta verde lime identico al colore del logo o, anche, non tutti ce l’hanno proprio la maglietta dello stesso pantone!
E non è nemmeno una faccenda che riguarda (solo) la traduzione in immagini dei significati di un messaggio, o di un’azione che compi durante il tuo servizio, o di come crei letteralmente il tuo prodotto.
Non amo le foto didascaliche, sono di una banalità disarmante. Cosa c’è di interessante in un’immagine che ti dice già tutto a un primissimo sguardo e che non ti lascia il tempo di indagare o di approfondire? E soprattutto, in ambito comunicazione e marketing, ha senso far parlare solo le foto e non introdurre la persona, il cliente, al resto dei contenuti? Per me le foto non devono bastare da sole (sempre parlando di marketing; poi la fotografia d’autore è un altro mondo, intendiamoci!).
Per come la vedo io, e per come opero sempre per chi sceglie di lavorare con me, preferisco che gli scatti siano un pelino più concettuali, che introducano l’argomento, che aprano a discussioni, che lascino domande più che dare risposte certe…è lì infatti che si gioca l’attenzione delle persone che le vedranno, sempre stando al limite di non ottenere poi scatti troppo criptici, altrimenti ci tiriamo la zappa sui piedi.
Per attrarre i clienti ideali con la fotografia di branding serve ragionare molto sull’immaginario e sull’impatto emotivo
Insomma, va tenuta una linea al limite tra creatività, espressione di una personalità/brand e aspettative di chi osserverà il lavoro. Il destinatario numero uno della tua immagine è il cliente, non sei (solo) tu.
Lo stesso malinteso dello storytelling
Ah lo storytelling, questo magico e potente strumento…se solo si usasse nel modo corretto.
Tempo fa, scorrendo su Instagram, avevo letto un post di una persona che ora non ricordo, mi pare fosse una copywriter, che aveva centrato perfettamente il punto sul malinteso più diffuso dello storytelling: cioè che sì, le storie funzionano benissimo per il marketing, ma troppo spesso queste storie sono usate al contrario, ovvero quando al centro della storia ci sta il brand, non il cliente.
Il famoso viaggio dell’eroe da mettere in scena nello storytelling, deve riguardare il cliente…è lui l’eroe della storia!
Allo stesso modo mi ricollego a quanto ti scrivevo poco più su in questa email: siamo sicuri che mostrare solo il brand nelle foto equivalga fare storytelling visivo nel modo corretto?
Pensaci, se nelle foto ci sei solo tu, le tue competenze, i tuoi valori, le emozioni che vuoi far provare al cliente in virtù dei benefici o soluzioni che tu offri…dove sta il tuo benedetto cliente?
Io me lo chiedo quando preparo i concept per le foto dei miei clienti: dove sta il loro target? Come ci parliamo a queste persone? In che modo possiamo arrivare da loro, nel marasma dei social (specie se queste persone non sono ancora a conoscenza dell’esistenza del/della professionista) con una foto tra mille che vedranno nei propri feed?
Il branding fotografico studiato su misura e completo di tutte le sue parti ne tiene in considerazione, e strizza l’occhiolino a un aspetto molto semplice: le emozioni che sta provando il cliente ideale (consapevole o meno) quando ha bisogno di quella specifica soluzione che tu puoi dare.
Quindi ecco che per una Coach, professione di ascolto, accoglienza e vicinanza per eccellenza, ho scelto di creare, tra le altre del servizio, una situazione fredda, cupa e di disorientamento anziché fermarmi (solamente) ad una ambientazione calorosa, di apertura.
Oltre alle ambientazioni e ai set caldi e rassicuranti che rappresentano l’approccio di Martina nel suo lavoro e nei suoi percorsi, abbiamo aggiunto e creato una situazione del “prima“, ispirandoci alle stesse parole che alcuni clienti le hanno scritto nelle recensioni, o le hanno confidato durante il coaching: “prima di incontrarti mi sentivo come in balia della burrasca”.
Questa frase tra tutte, che Martina mi ha riportato nel questionario approfondito che le ho inviato prima di iniziare il lavoro assieme, mi ha spalancato un’opzione. Martina usa spesso la metafora del mare, prendendo a piene mani dalle esperienze che fa andando a vela (una sua grandissima passione) per creare dei parallelismi per far riflettere i suoi coachee. Per cui, mi pareva perfettamente aderente al progetto e sensato che il suo cliente ideale, prima di rivolgersi a lei si sentisse come un naufrago (in particolare nella vita di tutti i giorni in azienda). Quindi ecco che dovevamo rappresentare questa burrasca, questo malessere, queste paure nelle sue foto.
Perché un’immagine così intensa e pregna di incertezze, vento, onde grosse, movimento e tensione, cattura l’attenzione di chi si sente così, prima ancora che sappia che quella foto è pubblicata nel profilo di Martina: se ti senti naufragare in una qualche situazione e noti un mare in burrasca in mezzo a un feed di vacanze e cocktail a Bali e Business Guru in giacca e slide, ti fermi a osservarlo perché ti ci rivedi, ti senti lì…ecco quindi che l’attenzione è agganciata, e con la giusta didascalia e un buon gancio concettuale, quel contenuto arriva esattamente a chi lo deve vedere in quel momento.
Il progetto per Martina
Poi va da sè che non sono le uniche foto che abbiamo scattato, c’è stato spazio e attenzione anche a tutto il resto della sua comunicazione: dalla sua attività nelle aziende e i corsi in aula per formare team di manager e dipendenti,
allo spazio riservato e rassicurante che invece dedica ai suoi coachee, fino al concetto visivo per eccellenza sul far carriera: una sedia che significa ruolo e posizione.
Direi che il risultato parla da solo, e quindi, se ti va, ti lascio sbirciare in la sua gallery con una mini selezione del lavoro che abbiamo fatto insieme.
Se ti va di approfondire quali soluzioni posso trovare per la tua immagine, contattami per fissare una call conoscitiva, oppure continua a seguire i miei contenuti e consigli iscrivendoti alla newsletter.
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