La composizione è uno degli aspetti più importanti della fotografia, perché è proprio il nostro modo di concepire lo scatto che determina non solo il messaggio ma anche il nostro modo di vedere le cose e di comunicarle, quindi il nostro stile come fotografi.
In questo articolo non vi voglio annoiare con le solite tecniche di composizione, le linee guida, la regola dei terzi ecc..
Voglio parlarvi del processo che c’è dietro la scelta del fotografo nel gestire gli elementi in uno scatto.
“Una foto non si scatta si crea” – Ansel Adams
La composizione è tutto ciò che ha a che vedere con l’ordine in cui il fotografo decide di disporre gli elementi visibili nella foto. Può sembrare che questo concetto sia molto soggettivo (e per certi versi lo è perché, come detto, rappresenta lo stile del fotografo), ma in realtà pur essendo qualcosa di intangibile è molto più pratico di quanto si pensi, e fa parte della nostra visione innata.
Le mille regole che esistono e che bene o male conosciamo già tutti, come quelle citate prima, servono se non altro per iniziare se si è digiuni o per mantenere un occhio critico mentre si compone, ma ben presto ogni fotografo novello che inizi a prendere mano si accorgerà che sono più le volte in cui infrange le regole di quante in cui le segue, ottenendo lo stesso delle foto interessanti. Ma allora perché si studia la composizione?
Fotografia come forma di linguaggio
Mi piace paragonare la fotografia ad una lingua (e in qualche modo lo è): se la fotografia fosse una lingua allora la tecnica equivarrebbe alla sua grammatica, e la composizione alla prosa…sarebbe un testo strutturato con determinati stili e schemi narrativi. Se questi elementi poi giocassero in armonia perfetta tra significato e significante, allora lo scatto diventerebbe poesia.
Siamo tutti d’accordo che la creatività è fonte inesauribile di bellezza, che la sperimentazione dà origine a nuovi modi di intendere tutte le arti e i messaggi che veicolano, ma appare chiaro che senza conoscere le basi e le “regole” difficilmente le si possono infrangere con cognizione di causa e soprattutto con la consapevolezza di stare creando qualcosa di nuovo e personale.
Come dicevo poco fa, con il termine composizione definiamo tutte le decisioni prese dal fotografo, al momento dello scatto, riguardo alla scelta del soggetto da rappresentare e alle sue relazioni con l’ambiente circostante, ordinando tutti i possibili elementi secondari di conseguenza.
La composizione può essere progettuale o istintiva
Nel primo caso il fotografo pianifica la sua ripresa in funzione di un risultato che ha ben definito nella sua mente e che vuole creare proprio come si trattasse di un progetto costruito passo per passo, magari anche con più tentativi, aggiungendo o togliendo elementi, modificando la luce o la sua direzione, ecc…, progettando ogni dettaglio dello scatto e ottenendo un’immagine bilanciata e coerente.
Nella composizione istintiva invece, esiste un coinvolgimento emotivo con il soggetto o con l’ambiente, grazie al quale le dinamiche della logica vengono sostituite da una sensazione, un impulso, che permettono di realizzare splendide foto che non rispondono a nessuna regola: prospettive improbabili, scatti mossi o sfuocati, tagli “sbagliati”, contrasti violenti o inquadrature irregolari.
In definitiva, non sono le regole a fare bella una foto, ma il modo in cui la foto comunica il messaggio. In questa visione la composizione, non è giusta o sbagliata ma una scelta consapevole che il fotografo deve fare quando scatta.
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